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Articolo a cura di:
Dr.ssa Tiziana Lazzari
Liguria - Piemonte Dr.ssa Tiziana Lazzari Medico Chirurgo
Specialista in Dermatologia e Venereologia

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Trattamento di Fotoringiovanimento

Resurfacing

Lo skinresurfacing con laser CO2 è a tutt'oggi considerato il gold standard per il trattamento del fotoinvecchiamento severo del volto con risultati standardizzati.

D'altro canto questa metodica, pur fornendo risultati estremamente brillanti determina anche un post-trattamento (downtime) lungo e non scevro da rischi, quali ipergmentazioni post-infiammatorie (a volte anche non transitorie), eritema prolungato e cicatrici.

Il lungo downtime e l'incidenza di rischi collaterali hanno cosi spinto sia i pazienti che i medici a chiedere alla ricerca lo sviluppo di nuove metodiche. I trattamenti non ablativi hanno inizialmente per questo motivo preso sempre piu' campo per il ringiovanimento del volto. Le metodiche non ablative presentano però risultati non paragonabili a quelli ottenibili con le metodiche ablative.

Come risolvere quindi questa dicotomia? Come cercare di ottenere risultati simili a quelli delle vecchie metodiche ablative riducendo al contempo il downtime e i rischi? La risposta della ricerca sembrano essere le metodologie frazionali. Con questo termine si deve intendere una modalità di somministrazione dell'energia secondo la quale ogni singolo shot è contornato da isole di tessuto lasciato indenne dalle quali partono tutti i processi di guarigione. Il downtime è così molto breve.

Recentemente è stata presentata una nuova tecnologia frazionale che, a differenza di quelle già presenti sul mercato dal 2004, presenta una sorgente a C02. L'utilizzo della sorgente a C02 permette di mantenere i presupposti di efficacia che questa lunghezza d'onda ha dimostrato di possedere. Viene infatti mantenuto l'effetto ablativo superficiale, lo shrinkage del derma e la neocollagenogenesi imputabile al calore emesso da questa lunghezza d'onda. Numerosi sono infatti gli studi nei quali istologicamente si dimostra come una sorgente a C02 determini una maggiore neocollagenosintesi ed un maggior effetto di contrazione del derma se comparata con una sorgente definita "fredda" come il laser ad Erbium (anche quando questi venga utilizzato nella sua modalità calda "thermal mode").

Questa nuova tecnologia ablativa presenta inoltre ulteriori novità estremamente interessanti. Non solo infatti i singoli shot sono emessi distanti uno dall'altro (permettendo così una guarigione che, partendo dai ponti di cute sana, è più rapida "tecnologia frazionale") ma presentano un diametro inferiore rispetto ai precedenti e vengono emessi in modo "random". Un diametro inferiore dello spot determina una minor liberazione di calore e l'emissione frattale degli stessi fa si che quando uno spot è situato in vicinanza di un altro il calore generato da quest'ultimo si sia già esaurito.

L'utilizzo di parametri e settaggi specifici della tecnologia permettono di ottenere un resurfacing che potremmo definire "soft".

Questa tecnologia (emissione frazionale random di spot più piccoli) ha permesso di ottenere tempi di downtime che non superano i 5 gg e rischi praticamente nulli pur determinando una quasi completa risoluzione delle caratteristiche del fotoinvecchiamento.

Previa applicazione in occlusione per 30 minuti-1 ora di una crema anestetica il paziente è avviato al vero e proprio trattamento. Il trattamento è eseguito con un singolo passaggio coprendo l'intera superficie dei volto.

In accordo con il paziente ed allo scopo di ridurre anche le rughe più profonde si può eseguire, in alcune aree (esempio nella zona periorbitaria laterale dove sono presenti le "zampe di gallina"), un secondo passaggio. Ciò determina un allungamento dei tempi di recupero (mai oltre i 6 gg) ma certamente anche una maggiore riduzione (a volte scomparsa) delle rughe più profonde.

Stesso procedimento può essere eseguito in tutte quelle regioni anatomiche nelle quali siano presenti cheratosi seborroiche o cheratosi attiniche.

Al termine del trattamento sulla cute vengono applicate delle garze bagnate con soluzione fisiologica fredda, per un tempo non superiore ai 25', allo scopo di ridurre la sensazione di bruciore che può, altrimenti, essere avvertita dai pazienti. Sulla cute è quindi applicato un sottile strato di vaselina. Il paziente viene quindi dimesso con precise indicazioni di continuare ad applicare vaselina nei giorni successivi, di continuare la profilassi antibiotica e antivirale iniziata la sera prima dei trattamento e di lavarsi in modo delicato con acqua fredda. Alla caduta delle finissime crosticine, il paziente deve applicare quotidianamente e ripetutamente una protezione solare massima.

L'efficacia, il ridotto tempo di recupero e l'assenza di effetti collaterali permettono di affermare come questo protocollo possa essere ritenuto una potente arma sicura, veloce ed economica a disposizione per il trattamento del fotoinvecchiamento del volto.
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